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I comitati No Fusina hanno di nuovo preso un granchio: impossibile confrontare produzione di rifiuti e differenziata tra province venete

Martedì 26 Gennaio 2021

Rifiuti

Nel 2019 38 milioni di presenze turistiche in provincia di Venezia e solo 2 milioni in quella di Treviso.

Come purtroppo spesso accade, anche questa volta i comitati che si oppongono alla trasformazione del rifiuto secco residuo in energia hanno preso un granchio, mescolando strumentalmente numeri e dati che, invece, non sono comparabili.
Ad esempio, il nuovo metodo di calcolo della tassa/tariffa sui rifiuti deciso a livello centrale dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), con i 4 milioni di maggiori costi causati dal ritardo dell’autorizzazione all’impianto di termovalorizzazione e recupero energetico del Combustibile solido secondario (Css) di Fusina, ostacolato dagli stessi comitati.
Gli eventuali aumenti provocati in alcuni Comuni dal nuovo metodo di calcolo di Arera saranno per la maggior parte assorbiti dalla lotta all’evasione e all’elusione tariffaria e moltissimi piani finanziari già contenevano le risorse per minimizzare gli eventuali aumenti.

Non sarà così, invece, per i 4 milioni di maggiori costi indotti dallo smaltimento del Combustibile derivato dai rifiuti (Css) in impianti italiani ed esteri. Come noto, l’anno scorso Enel ha chiuso per riconvertirla la centrale termoelettrica Palladio di Fusina, che utilizzava con il carbone 60.000 tonnellate di Css prodotto da Veritas.

E’ importante ricordare che questo Css rappresenta solo il 15% delle 530.000 tonnellate di rifiuti raccolte ogni anno da Veritas nel proprio territorio: i 44 Comuni della Città metropolitana di Venezia e Mogliano Veneto. Infatti, l’82% del totale dei rifiuti è riciclato, il 15% (non riciclabile in nessun altro modo) è recuperato come energia e solo il 3% è conferito in discarica.
E’ un sistema che soddisfa pienamente il modello dell’economia circolare e che senza gli impianti di valorizzazione energetica già autorizzati potrebbe solo peggiorare dal punto di vista della sostenibilità ambientale ed economica.
I comitati, tentano poi di denigrare e sminuire l’efficacia del sistema di smaltimento del territorio veneziano - studiato e replicato in Italia, ma soprattutto all’estero – e considerato perfettamente in linea con le norme europee in materia dei rifiuti, come dimostra questo documento della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo.
Utilizzando strumentalmente i dati sulla raccolta differenziata e sulla produzione di rifiuti, i comitati del no sostengono che il nostro territorio dovrebbe prendere esempio da altre province, in particolare Treviso, che fanno registrare alta percentuale di differenziata e bassa produzione di rifiuto secco residuo.

Volutamente, dimenticano di evidenziare che nel 2019 (quindi in assenza di Covid) l’intera provincia di Treviso ha registrato – in base ai dati dell’ufficio Statistica della Regione del Veneto – poco più di 2 milioni di presenze turistiche contro i 38 milioni del territorio veneziano. A fronte di un numero di abitanti sostanzialmente simile tra le due province, è facilmente intuibile che la quantità pro capite di rifiuti prodotti (calcolata dividendo la produzione dell’intera provincia per il numero di abitanti) risulta più alta dove ci sono molto turisti.
Lo stesso discorso vale anche per la percentuale di differenziata, più difficile da attuare dove c’è molto turismo.
E’ probabile che i costi di smaltimento del Css relativi al 2020 siano inferiori a quelli del 2019 ma se il turismo non dovesse più tornare (come forse qualcuno si augura), i servizi erogati da Veritas dovrebbero essere rivisti perché non ci sarebbero né la domanda né i soldi per mantenerli così come sono.
Riguardo poi il territorio trevigiano, considerato dai comitati un modello, è bene tenere presente che le circa 45.000 tonnellate di rifiuto secco residuo prodotte nel 2019 (fonte Arpav) sono finite in un’enorme discarica in provincia di Padova, dove anche Veritas sarà costretta a conferire i propri rifiuti quando non sarà più in grado di assicurare l’autosufficienza, a causa della mancanza di impianti.
E’ superfluo ricordare che quando questo avverrà, sarà una grande sconfitta sia per i cittadini, che si troveranno in bolletta i maggiori costi di smaltimento, causati però da chi rallenta l’avvio dell’impianto di Fusina; che per il territorio, perché una discarica (che altro non è che un buco riempito con i rifiuti) rappresenta una ferita indelebile per l’ambiente, come certamente potranno testimoniare i residenti del Comune padovano che la ospita.