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Le sentenze del Tar del Veneto e del Consiglio di Stato ancora non sono bastate ai comitati che contestano l'impianto che a Fusina trasforma il rifiuto secco in energia

Martedì 7 Giugno 2022

Rifiuti

Due sentenze di due diversi collegi diversi (Tar del Veneto e Consiglio di Stato) e un lungo iter (compreso il tentativo di coinvolgere il ministero dell’Ambiente, nella vana speranza di bloccare o rallentare le autorizzazioni) non sono ancora sufficienti per i comitati che contestano l’impianto di Veritas che a Fusina trasforma in energia elettrica i rifiuti che non possono essere riciclati. Si tratta di circa il 15% del totale di quanto raccolto, visto che tutto il resto viene riciclato o trasformato in nuovi materiali.

Continuare a contestare la decisione dei giudici, convinti di essere vittime di un complotto planetario e forse cosmico, e dichiarare, come stanno facendo in questi giorni i comitati, che ci sono state gravi carenze istruttorie durante l’autorizzazione è non solo falso, ma irrispettoso nei confronti dello Stato, della Regione del Veneto e delle decine di tecnici di tutti gli enti coinvolti, che in questi anni hanno valutato il progetto e hanno sancito l’assoluta e totale correttezza dell’operato di Veritas e la necessità di un impianto il cui unico scopo è quello di ridurre i rischi di crisi ambientale nel nostro territorio e di contenere i costi del ciclo integrato dei rifiuti, quindi delle bollette a carico dei cittadini.

E’ invece estremamente scorretto chiedere ai cittadini sostegno economico per rimborsare le spese processuali, visto che gli stessi cittadini già pagano nelle bollette gli extracosti di smaltimento provocati dai ricorsi e dalle azioni di disturbo dei comitati. La definitiva sentenza del Consiglio di Stato (alla quale non è possibile appello) è la dimostrazione lampante che continuare a ripetere all’infinito bugie e falsità non è sufficiente a trasformarle in verità. Ha inoltre definitivamente decretato la legittimità delle autorizzazioni e ha chiarito che non c’è nulla da temere e che i cittadini non corrono alcun pericolo, nemmeno chi abita a qualche km di distanza dall’impianto, come hanno stabilito i giudici.

Infatti, la piattaforma tecnologica e industriale che garantisce il trattamento e la valorizzazione ambientale dei rifiuti – prodotti dai cittadini e dalle imprese dal nostro territorio - che attualmente non sono riciclabili è sicura dal punto di vista ambientale, correttamente dimensionata e adatta alle esigenze del territorio.